SCRIVO UNA LETTERA AL SOMMO POETA PER COMUNICARGLI E INFORMARLO DELL’ESITO FELICE DEL NOSTRO VIAGGIO, VIRTUALE E ILLUSORIO, SULLA SUA FICTION INFERNALE.

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PARAGRAFO N. 67

Oggi, 17 febbraio 2022, sono trascorsi quattro mesi dal ritorno dal mio viaggio, virtuale e illusorio, sulla fiction dell’Inferno di Dante. In questi quattro mesi, io, B. C., ho riflettuto molto sia sulla lettera, che il sommo poeta mi ha scritto e lasciato sul mio tavolo, e sia sulle emozioni e sugli apprendimenti che ho compreso sul viaggio, illusorio e virtuale, nell’Inferno di Dante. Sono sicuro che sia le riflessioni, sia le emozioni e gli apprendimenti sul viaggio, virtuale e illusorio, di Dante, hanno favorito, propiziato e ispirato la composizione dei miei quattro componimenti poetici, sulla mia nece, che ho riportato nei paragrafi precedenti. Ora, però, io, B. C., voglio scrivere una bella e lunga lettera al sommo poeta per comunicargli e informarlo di quali sono stati i miei sentimenti, le mie idee e qual è il resoconto dell’esperienza che ho maturato nell’attraversare l’Inferno, fantasioso e fantastico, di Dante. Io, B. C., penso, in primis, che l’Inferno di Dante non è altro che una fiction inventata, di sana pianta, dall’insigne poeta. Ecco qui, allora, di seguito, la lettera che io ho scritto, come risposta alla sua lettera e alla sua palinodia, per comunicargli tutte le mie idee che ho maturato in questi quattro mesi sul nostro viaggio, virtuale e illusorio, nel suo Inferno. Io, B. C., penso e immagino che lo spirito, poetico e profetico, di Dante viva e sopravviva, insieme con gli altri spiriti magni, su qualche stella, ormai spenta, dal clima mite e sereno, del nostro Universo. Quindi, ora, io, B. C., in questa lettera, elenco e descrivo tutti i miei pensieri, espressi sui vari temi che io e Dante abbiamo ragionato e discusso insieme durante il percorso del viaggio, virtuale e illusorio, dell’Inferno.

I

Caro Dante,

io, B. C., dopo avere letto la tua bellissima lettera, mi stupii, mi commossi e mi emozionai al pensiero che tu Dante Alighieri abbia avuto una così grande metamorfosi, cioè che tu, l’insigne poeta, sia passato dalla mentalità medioevale, teocentrica e geocentrica, alla mentalità scientifica, razionale ed atea delle nostre società postcontemporanee. Ma subito dopo ebbi un trasalimento interiore che mi procurò un grande dolore che attraversò tutto il mio corpo. Infatti mi crebbe un grande rincrescimento e un forte rammarico per l’esito finale del nostro viaggio nel tuo Inferno. Io, B. C., accompagnato da te, sommo poeta, penso che l’esito finale del mio breve, ma intenso viaggio nel tuo Inferno, sia sintetizzabile con queste mie riflessioni e ragionamenti finali.

Ecco la mia prima considerazione e riflessione sul viaggio, illusorio e virtuale, nel tuo Inferno.

Io, B. C., ho potuto vedere, constatare e osservare, di persona e con i miei occhi, milioni di anime, degeneri, perse e dannate, che soffrivano e pativano le pene eterne dell’Inferno. Io, B. C., di fronte a questo spettacolo tremendo, tetro, terribile e disumano provai un intenso senso di pietà e un forte sentimento di pena verso queste anime, perse e dannate, tanto che sentii dentro di me un grandissimo dolore e molta tristezza per queste anime, perse e dannate, che, malgrado la loro contrarietà a vivere, subivano pene così tremende e quasi non meritate, perché da neonati hanno ricevuto un’anima avvelenata e violenta senza il loro consenso. Da questa realtà immaginaria, io, B. C., ho pensato, anche, che tutte queste anime, perse e dannate, hanno avuto una vita originata dalle leggi della natura secondo i ritmi biologici dei procreatori naturali. Questa vita, data così, naturalmente, però, non ha avuto il consenso del neonato. Queste anime, perse e dannate, hanno ereditato l’istinto naturale a commettere reati o l’impulso a uccidere altre persone. E io, B. C., penso perfino che queste anime, perse e dannate, hanno vissuto un’esistenza sfortunata, disgraziata e non voluta da sé stessi, ma imposta dalla natura matrigna. Questa mia riflessione è il contrario di ciò che tu, Dante, pensavi sulle anime degli uomini; infatti, secondo te, Dio in persona crea l’anima di ogni singolo uomo e gli dona anche la facoltà del libero arbitrio. Io, B. C., invece, penso che la tua ipotesi sull’origine dell’anima, concordata con la dottrina della Chiesa cattolica, è falsa ed è sbagliata perché, secondo la tua concezione religiosa, allora, si potrebbe dedurre che Dio, in persona, insuffla o un carattere buono e positivo ad alcuni bambini, mentre ad altre anime di bambini immette un’anima assassina e violenta. Ma, io, B. C., penso e reputo che questo trattamento ingiusto e diseguale di Dio verso i neonati è palesemente contraddittorio con l’idea di un Dio buono e padre di tutti i suoi figli e giusto con tutti gli uomini, le donne e i bambini, figli della Terra. Ed io stesso, B. C., se avessi potuto scegliere tra vivere e non – vivere, avrei scelto di non – vivere, cioè non avrei dato il mio assenso alla vita, perché quando la vita diventa una malattia piena di dolori, allora la vita stessa diventa il male assoluto. Allora io, B. C., sono sicuro che anche io non avrei dato il consenso alla mia vita perché purtroppo oggi mi tocca soffrire per una malattia che mi affligge e mi fa soffrire. Inoltre, io, B. C., penso che bisogna vivere la vita quando la vita è piena di salute e di gioia, altrimenti sarebbe meglio non nascere, come avrei fatto io, se avessi potuto scegliere tra vivere e non – vivere. Io B. C., penso, inoltre, che la felicità derivi dalla buona vita e dalla buona salute; mentre l’infelicità derivi dalla cattiva vita e dalla cattiva salute. Infine, io, B. C., penso che nessuno sceglierebbe l’infelicità pur di vivere, e suppongo che nemmeno le anime degeneri, perse e dannate sceglierebbero la loro vita dannata, disgraziata e violenta, pur di vivere. Francamente e sinceramente, io B. C., penso e giudico che questa tua tesi, condivisa con la concezione della religione cattolica e delle altre religioni, sia una invenzione assurda. Io, B. C., inoltre, penso e affermo che la tua supposizione sia una fantasia inaccettabile a cui nessun uomo razionale può credere. È la stessa cosa di quando si dice a un bambino che i figli vengono portati dalla cicogna. Il bambino crede a questa bugia, ma appena cresce, ben presto, viene a sapere qual è la vera causa della nascita dei bambini. Quindi il giovane adolescente capisce che la metafora della cicogna era, semplicemente, una menzogna che serve a dare una spiegazione plausibile ai bambini. Quindi si può dire che la risposta giusta, sulla nascita dei bambini, è quella della via naturale e non quella metafisica della Chiesa. Ma tu stesso, Dante, affermi che l’amore naturale è quello giusto, così come lo affermi e lo scrivi in due terzine del Purgatorio:

<<Né creator né creatura mai>>,

cominciò el, <<figliuol, fu sanza amor,

o naturale o d’animo; e tu ‘l sai.

Lo naturale è sempre sanza errore,

ma l’altro puote errar per malo obietto

o per troppo o per poco di vigore…

(Purgatorio. Canto XVII. Versi 91 – 96).

Ecco la mia seconda considerazione e riflessione sul viaggio, illusorio e virtuale, nel tuo Inferno.

Poi, io, B. C., pensai che, se io ero ben lieto di essere riuscito a uscire fuori e incolume dall’Inferno, ero, anche, però, rammaricato per il fatto che avevo constatato che l’Inferno (così come lo avevamo visto noi, io e te, Dante, aggiornato e rinnovato sia nella sua struttura fisica e sia nel sistema delle comunicazioni) era rimasto, comunque, un posto bestiale e disumano.  Infatti l’Inferno è rimasto un luogo di pene, di dolori, di patimenti e di sofferenze per le povere ed infelici anime, perse e dannate, che finiscono, volenti o nolenti, nelle baracche infernali. Dunque, benché io avessi tolto tutti i gironi rocciosi infernali del tuo Inferno e, sebbene io avessi immaginato, per le anime, perse e dannate, una discesa più facile e una strada più piana per discendere nel fondo dell’Inferno del lago ghiacciato di Cocito e, nonostante io avessi reso più facili e più veloci le comunicazioni interne tra diavoli cornuti e Satana, l’Inferno immaginario, visto e descritto, sia da me e sia da te, rimane una voragine invivibile e terrificante. Allora io B. C., pensai che l’Inferno, per fortuna, è, soltanto, un luogo immaginario, illusorio, fantasioso e inesistente. E, benché avessi addolcito l’animo di Satana, riducendolo a un giovane contrito e pentito del suo atto di superbia e di ribellione a Dio e, benché io avessi installato, nell’inferriata del lago ghiacciato di Cocito, molti maxi schermi  che trasmettono, in tempo reale, tutto ciò che succede sulla Terra, adeguando e aggiornando, così, tutto l’Inferno alle nostre società postcontemporanee e, nonostante tutte queste novità scientifiche e tecnologiche, che noi vedemmo utilizzate nell’Inferno, io, B. C., constatai, con mio rammarico e stupore, che l’Inferno è ancora un luogo lugubre, ostile, macabro, cruento e truculento, dove le anime, perse e dannate, soffrono ancora le più atroci e terribili pene che ogni anima, persa e dannata, possa mai sopportare né soffrire.

Ecco la mia terza considerazione e riflessione sul viaggio, illusorio e virtuale, nel tuo Inferno.

Io, B. C., inoltre, ripensando al mio breve viaggio, illusorio ed immaginario, nel tuo Inferno, provai un po’ di sollievo pensando che l’Inferno non esiste perché l’Inferno non è altro che il frutto illusorio e fantasioso della nostra mente, per cui io so che l’Inferno reale non esiste. Invece mi rammarico, ancora di più, vedendo la dolorosa, stressata, violenta, infelice e malata vita degli uomini, di oggi, che sono costretti a subire le pene dell’Inferno, mentre ancora sono in vita. Infatti, io B. C., vedo e constato che migliaia di uomini sono succubi del male e del malessere, i quali circolano, grandemente e diffusamente, ancora sulla Terra e tra gli uomini delle società postcontemporanee, tanto che milioni di uomini preferirebbero morire piuttosto che vivere una vita piena di dolori, dolorosa, stressata, violenta, infelice e malata.

Ecco la mia quarta considerazione e riflessione sul viaggio, illusorio e virtuale, nel tuo Inferno.

Io B. C., voglio, inoltre, ricordare e manifestare il mio sgomento e il mio rincrescimento sul fenomeno dei sodomiti e dei pedofili, che ancora oggi, agiscono e trafficano sotto mentite spoglie. Sia i pedofili sia i preti pedofili si nascondono tra le persone perbene; ma poi, nel silenzio della loro mente malata, costruiscono e ordiscono i loro inganni per abusare delle loro vittime, che, innocentemente e candidamente, finiscono nelle loro trappole, attirati dalle loro lusinghe e promesse, così come le prede ignare finiscono intrappolate e appiccicate sulle ragnatele viscose dei ragni. Su questo argomento, io, B. C., voglio fare un’accorata raccomandazione e rivolgere un monito ai giovani, ai ragazzi e alle ragazze di oggi. Io B. C., auspico e spero che tutti gli adolescenti debbano rifiutare tutti i regali gratuiti che gli vengono offerti da persone, conosciute o sconosciute, perché tra le persone oneste e perbene, si nascondono i pedofili, i quali occultano il vero e reale motivo del loro regalo che è quello di ingannarli per abusare di loro in ambienti chiusi e nascosti. Questi pedofili, molte volte, sono dei preti che sotto la loro tonaca nascondono le loro intenzioni e i loro atti di pedofilia. Infatti, per esempio, in Francia, in questi ultimi anni, si è scoperto che molti preti hanno abusato di moltissimi giovani che frequentavano l’ambiente chiesastico di questi preti pedofili.

Ecco la mia quinta considerazione e riflessione sul viaggio, illusorio e virtuale, nel tuo Inferno.

Per quanto riguarda i problemi dei cambiamenti climatici e della diffusione della pandemia in tutti i continenti del mondo, di questi ultimi decenni, io, B. C., penso e spero che la scienza, il pensiero razionale e la ricerca scientifica, possano e debbano trovare le soluzioni tecniche, scientifiche e informatiche, le quali possano risolvere e alleviare le pene e le sofferenze dell’umanità. Io B. C., spero e auspico che, nel prossimo futuro, le scienze possano trovare e scoprire tutte le medicine e i vaccini per vincere la pandemia del Covid-19 e possano trovare, anche, le soluzioni scientifiche e tecnologiche per attenuare ed eliminare i danni disastrosi degli attuali cambiamenti climatici e dei cambiamenti climatici prossimi venturi, come la mancanza di acqua che imperversa in tutti i continenti del mondo. Infatti ormai le piogge sono diventate un bene prezioso e raro e la mancanza della pioggia favorisce e amplia la siccità dei terreni che a sua volta riduce la produzione di molte colture indispensabili per il nutrimento dell’umanità. Inoltre la mancanza dell’acqua, che già si fa sentire in moltissimi territori dell’Europa e dell’Africa, produce e favorisce, anche, la diffusione di malattie per la scarsa igiene dei cibi e della pulizia delle persone.

Ecco la mia sesta considerazione e riflessione sul viaggio, illusorio e virtuale, nel tuo Inferno.

Un’altra mia considerazione e riflessione riguarda il benessere della vita, sia collettiva e sia individuale. Su questo tema, io, B. C., penso e reputo che il miglior premio alla vita sia una vita piena di salute. Dunque, io, B. C., penso che sia necessario adoperarsi per mantenere la buona salute di tutti i giorni attraverso la buona alimentazione, la buona pratica sportiva e la buona gratificazione proveniente dal mondo del lavoro, nonché avere la possibilità di soddisfare tutti i piccoli e grandi piaceri che la società, nel suo complesso, offre di poter soddisfare e di poter realizzare, secondo il tenore di vita e il lavoro che ognuno svolge all’interno del sistema economico e produttivo. Inoltre, io, B. C., penso che, ancora, bisogna continuare a vivere per godersi sia la vita, sia la salute e tutte le altre bellezze che la natura offre gratis ogni giorno sul pianeta Terra, come la bellezza multicolore di un tramonto o la bellezza di un tuffo nell’acqua fresca e frizzante del mare e poi respirare aria pulita a pieni polmoni o guardare il cielo stellato di notte. Tutte queste bellezze naturali sono, ovviamente, le bellezze e le gratificazioni che fanno esprimere e manifestare ad ogni uomo quanto sia bella la vita con tutti gli affetti famigliari e con l’amore che si vive con la propria donna e con i propri figli. Secondo me, B. C., infatti, ciò che più importa nella vita è uscire vivi dall’Inferno della pandemia e dei cambiamenti climatici e conservare uno stato di salute buono e integro. E, così, io, B. C., reputo e asserisco che vivere bene, significa, realizzare al meglio le proprie capacità fisiche e intellettuali. Vivere bene in salute, significa, anche, arricchire la propria vita acquisendo e assimilando la maggior quantità di cultura possibile. Questo mio convincimento fa il paio, ovvero è uguale, con la celebre e immortale terzina scritta da te, Dante Alighieri, nella famosa terzina, con le parole pronunciate da Ulisse:

CONSIDERATE LA VOSTRA SEMENZA:

      FATTI NON FOSTE A VIVER COME BRUTI,

        MA PER SEGUIR VIRTUTE E CANOSCENZA.

Inferno. Canto 26. Versi 118 – 120).

Ecco la mia settima considerazione e riflessione sul viaggio, illusorio e virtuale, nel tuo Inferno.

Io, B. C., con questa mia ultima considerazione giungo alla mia ultima riflessione sul viaggio, illusorio e virtuale, del tuo Inferno. Quindi, io, B. C., ti comunico che, in questi ultimi giorni, sono molto triste perché ho maturato la certezza che io e te non ci vedremo mai più dopo il nostro viaggio, virtuale e illusorio, nel tuo Inferno. Infatti io, B. C., ho detto e ripetuto, tante volte, che l’anima del corpo muore con il corpo, facendo eccezione per gli spiriti magni, il cui spirito sopravvive alla loro vita materiale. Ora, però, io, B. C., per essere coerente con me stesso e con la mia coesione logica devo ammettere che, muore necessariamente, anche, lo Spirito degli Spiriti magni, come il tuo e come quello di Karl Marx e di tutti gli altri Spiriti magni che sono esistiti sulla Terra. Quindi lo Spirito muore così come muoiono tutte le anime di tutti gli uomini del mondo, con la morte del proprio corpo. Perciò, io, B. C., sono sicuro che, anche, il tuo Spirito, magnifico, illustre ed eccelso, è morto con il tuo corpo, cosicché anche il tuo Spirito, ormai, non si trova più in nessuna parte dell’Universo. Di te, ormai, sono rimaste solo le fragili ossa che giacciono nella tua famosa tomba a Ravenna. Però di te non abbiamo soltanto le fragili ossa, ma abbiamo, soprattutto, la tua opera poetica, immensa e bellissima, che tutti ammiriamo e studiamo. Quindi ciò che è rimasto di te non è né la tua anima, né il tuo Spirito, ma la tua intelligenza poetica e la tua genialità inventiva della tua mente che ci ha donato tutte le tue opere letterarie, filosofiche e poetiche. Queste considerazioni e riflessioni mie personali valgono non solo per te ma per tutti gli Spiriti magni che con la loro intelligenza e con la loro genialità mentale, ognuno nella propria materia, hanno arricchito, hanno abbellito e hanno fatto progredire il benessere delle persone e hanno donato la felicità all’umanità nel suo insieme. Io, B. C., concludo questa lettera affermando che sono orgoglioso e fiero dell’Italia, come nazione, e di molti italiani, i quali, nel corso di molti secoli, con le loro opere e con il loro pensiero, geniale e creativo, hanno contribuito, enormemente, allo sviluppo e al progresso dell’umanità. A cominciare dalla tua immortale e bellissima opera: La Divina Commedia.

FINALE.

Quindi, caro Dante, ti dico che quando io, B. C., morirò, spero tardi, morirà non soltanto la mia anima, ma cesserà di esistere anche il mio Spirito e di me non resteranno che quattro ossa dentro una bara nel cimitero di Modica, già costruita, preparata e predisposta ad accogliermi. Quindi ti preannuncio, caro Dante, fin da ora, che noi due non potremo mai incontrarci nell’aldilà, perché non esiste nessun aldilà e non esiste nemmeno nessun luogo che ci potrà accogliere e ospitare. Io, B. C., voglio confessarti, inoltre, che l’idea di non poterci incontrare nell’aldilà è dura a morire perché mi piacerebbe molto incontrarti per chiarire e per riparlare del nostro viaggio nel tuo Inferno. Ma questa mia aspirazione è soltanto una illusione, così come sono illusioni, anche, le aspirazioni di tutta la gente comune che spera di rincontrarsi, di nuovo, nell’aldilà con le persone amate e conosciute su questa Terra. E, allora, dopo tutte queste considerazioni e riflessioni sulla vita e sulla morte, io, B. C., ti esprimo tutto il mio disappunto e manifesto tutto il mio dolore su questo nostro impossibile incontro. Io, B. C., infine, in attesa della mia nece, ti invio, per l’appunto, questa lettera, la quale esprime e manifesta, ancora una volta, tutta la mia preoccupazione e la mia preparazione per rendere il mio animo e la mia psiche forti e pronti, e farmi trovare, così, preparato, fortificato, indifferente e imperturbabile, al momento del trapasso dalla vita alla morte. Ma io, B. C., non sarò mai rassegnato a questa maestosa figura femminile, che ci sottrae alla vita. Infine, io, B. C., spero di soffrire il meno possibile, quando la morte, questa grande e maestosa figura femminile, staccherà la mia anima dal mio corpo, rendendolo freddo e inerte. Allora, io, B. C., per concludere questa sincera e appassionata lettera, caro Dante, ti dico addio per sempre.

MODICA 30 MARZO 2022

PROF. BIAGIO CARRUBBA

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