Il mio giudizio sulla poetica e sulla filosofia di Giuseppe Ungaretti.

Share Button

Il mio giudizio sulla poetica e sulla filosofia di Giuseppe Ungaretti.

Io concordo con Ungaretti quando afferma che: “La vera poesia si presenta innanzi tutto a noi nella sua segretezza. È sempre accaduto così. Più giungiamo a trasferire la nostra emozione e la novità delle nostre visioni nei vocaboli, e più i vocaboli giungono a velarsi d’una musica che sarà la prima rivelazione della loro profondità poetica oltre ogni limite di significato” (Da Ungaretti Vita di un uomo – Oscar Mondadori – Ragioni di una poesia – Pag. C). Concordo anche con questa affermazione filosofica di Ungaretti: “Il mistero, c’è, è in noi. Basta non dimenticarsene. Il mistero c’è, e col mistero, di pari passo la misura; ma non la misura del mistero, cosa umanamente insensata; ma di qualcosa che in un certo senso al mistero si opponga, pure essendone per noi la manifestazione più alta: questo mondo terreno considerato come continua invenzione dell’uomo. Il punto d’appoggio sarà il mistero, e mistero è il soffio che circola in noi e ci anima; ma noi siamo portati a preoccuparci di quegli sviluppi che dànno situazioni magari a un albero in un paesaggio; di quella trama di rapporti che non tollera spostamenti se non subendo un cambiamento di carattere” (Da Ungaretti Vita di un uomo – Oscar Mondadori – Ragioni di una poesia – Pag. LXIX). Condivido anche quest’altra affermazione: “Il piacere estetico è un privilegio come tanti altri oggi perché tutti gli uomini non sono ancora ammessi, per difetto di mezzi materiali e d’educazione, a parteciparvi. Non è l’arte, non è la scienza, non è la cultura che devono arrestarsi nelle loro ricerche rivolte ad arricchire il patrimonio umano: è la società che deve conseguire un assetto più umano. Nessuno sente più dell’artista la pena che la sua parola rimanga indecifrabile a tanta parte degli uomini, come se la sua arte fosse opera straordinaria per la sua specie: la sua arte stessa porta la ferita sanguinante d’una impotenza così ingiusta”. (Da Ungaretti Vita di un uomo – Oscar Mondadori – Ragioni di una poesia – Pag. XCIV). E sempre nello stesso testo c’è questa affermazione forte: “La storia non è se non una fatica di Sisifo” (pagina LXXXIII). Ecco il mito di Sisifo: “Arrivato nell’Ade Sisifo accusò la moglie di non averlo seppellito e ottenne da Ade di tornare per tre giorni tra i vivi per punire Merope e dare sepoltura al suo corpo. Ade acconsentì, ma Sisifo non tornò nell’Ade e dovette andare Hemes a prenderlo per forza. Nell’Ade fu condannato a sospingere su per un pendio un masso che, arrivato in cima, rotolava di nuovo a valle. La “fatica di Sisifo” è divenuta proverbiale per indicare uno sforzo inutile e vano” (Da Dizionario di Mitologia di Anna Maria Parassiti Newton editore pagina 290). Ma io sono concorde con Ungaretti per il quale il mistero della vita e la salvezza dalla morte li può spiegare solo Dio e quindi bisogna avere fede nella sua bontà e nella sua misericordia. Per questo condivido il bellissimo messaggio di Ungaretti: “Sono un uomo della speranza, un servitore della speranza, un soldato della speranza” (Da Per conoscere Ungaretti pagina 70). L’uomo è limitato ed impotente per sua natura e vede la vita solo parzialmente; solo Dio vede l’universo in modo totale e ha creato l’uomo per salvarlo e non per distruggerlo. Se Dio avesse creato l’uomo solo per distruggerlo allora non sarebbe Dio, ma soltanto un essere imperfetto e stupido. Io, B. C., trovo, molto belle, moltissime poesie di Ungaretti e, come tutti i grandi poeti, egli ha scritto poesie bellissime dalla sua giovinezza fino alla vecchiaia inoltrata. Certo si potrebbe rimproverare a Ungaretti la sua adesione al fascismo e di avere scritto poesie apolitiche e comunque lontano dal sentire del popolo e dalla gente comune. Ma la sua poesia è stata deliberatamente alta e aulica, difficile e analogica, quasi ermetica. Non si è discostato dalla ideologia di destra dei suoi tempi storici e non ha mai avuto una mentalità di sinistra. Nemmeno dopo la seconda guerra mondiale si è schierato con il mondo socialista; lui, che ha conservato il posto di professore universitario grazie al voto di Natalino Sapegno, allora comunista, che gli permise di conservare il posto di professore universitario a Roma. Ungaretti ha sviluppato, dapprima, durante la prima guerra mondiale, una poesia d’amore, poi ha iniziato a scrivere una nuova poesia alta e aulica, aprendo la strada all’ermetismo più chiuso e più silenzioso. Poi, dopo la seconda guerra mondiale, ha rivoluzionato il suo modo di scrivere la poesia in Italia passando dall’ermetismo al neorealismo. Negli anni ’60, dopo il dolore personale per la morte del figlioletto Antonietto, e per i morti della seconda guerra mondiale, Ungaretti è ritornato a parlare d’amore e del sentimento di precarietà della vita e delle difficoltà dell’invecchiamento, tanto la vita anziana passa veloce e dura un attimo. Infine non bisogna dimenticare che tutta l’esistenza di Ungaretti è stata piena di dolori personali e nazionali e così lui si è identificato con il dolore e ne ha fatto il suo emblema poetico finendo con il celebrare il dolore di tutta l’umanità. Io, B. C., mi trovo molto vicino a Ungaretti poiché anch’io amo la poesia del Leopardi e il suo pessimismo; ma, come Ungaretti, io, B. C., mitico questo pessimismo con l’ateismo e la razionalità che vivono dentro ogni uomo. Mentre Leopardi escludeva in modo assoluto Dio nella considerazione della natura, che, a sua volta, rimane indifferente al dolore degli uomini, Ungaretti si affida alla fede e al messaggio del Vangelo come dice nel bellissimo libro che ha fatto la RAI. Invece io, B. C., credo che la storia è una inutile fatica di fisico, perché Dio non esiste e così non può dare né senso finale alla vita umana e una salvezza alla vita degli uomini. Infine io, Biagio Carrubba, affermo che, per me, così come penso per tutti, la religiosità è un sentimento vitale per ogni uomo. E ogni uomo deve professare la propria religione secondo la sua coscienza e la sua cultura. Bisogna rispettare tutte le confessioni religiose e anche l’ateismo, perché anche l’ateista più convinto, ha sempre su Dio, un dubbio, che lo tormenta e che può essere risolto rimanendo vivido e vitale nella sua coscienza e trasformandolo nella certezza di una vita degli uomini e della natura senza Dio e senza nessuna salvezza escatologica.

20190413_143945

Modica 16 aprile 2019                                                                                       Prof. Biagio Carrubba

Share Button

Replica

Puoi usare questi tag HTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>