Una bellissima poesia di Roberto Roversi sulla Resistenza italiana.
Io, B. C., in occasione del prossimo 25 aprile 2020, voglio riproporre una bellissima poesia che il grande poeta Roberto Roversi scrisse molti anni fa sulla resistenza italiana e contro i nazifascisti. Seconde me, questa poesia è attuale e bella ancora oggi, perché il poeta ha visto con i suoi occhi e ha vissuto in prima persona tutta la drammatica resistenza che i partigiani italiani hanno fermamente opposto agli eserciti dei fascisti e dei nazisti che occupavano e distruggevano l’Italia tra il 1943 e il 1945. La poesia è rivolta ai giovani di oggi che, per fortuna loro, non hanno partecipato né assistito alle orrende carneficine e ai massacri che i nazifascisti hanno perpetrato a danno di intere popolazioni civili innocue e indifese. Ecco il testo della poesia.
Ad un amico molto giovane
uno prendeva il fucile
saliva sulla montagna
la montagna era lì che aspettava
e non aveva pietà
un altro prendeva il fucile
andava per la pianura
anche la pianura aspettava
e non aveva pietà
nella città era fuoco
terribile rosso il tramonto
e il fuoco bruciava le case
e non aveva pietà
giovani cadevano morti
fra l’erba senza colore
pendevano morti dai rami
spezzati come poveri cani
i mesi gli anni passavano
i giorni non davano tregua
un mitra stretto nel pugno
pianura montagna città
poi è arrivato un aprile
sangue di sole e di rose
come un vulcano che esplode
ha gridato la libertà.
Dall’opera poetica “Siamo andati sui monti più alti”, pubblicata nel 1995. Editore, Istituto Storico della Resistenza e di Storia contemporanea di Modena.
Modica 22 aprile 2020 Prof. Biagio Carrubba
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