15. Giovanni Pascoli e P.P. Pasolini.

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I

Personalità e sviluppo psicologico di Pascoli.

Il fatto più importante dell’infanzia di Pascoli fu l’uccisione di suo padre il 10 agosto del 1867. Allora Giovanni Pascoli si trovava nel collegio di Urbino. Questo fatto traumatico traumatizzo lo sviluppo psicologico del poeta e provocò una profonda ferità nella sua anima che il Poeta non seppe guarirla, anzi restò un tormento costante della sua vita e motivo ricorrente della sua poesia. Anche la morte della madre e della sorella Margherita acuirono il dolore e il senso di angoscia del poeta, tanto che la sua infanzia fu una infanzia spezzata che provocò una profonda lacerazione nella anima del poeta e gli creò una visione pessimistica e tragica della vita, della società, della storia e dell’universo.

II

Sintesi della concezione decadente di Pascoli.

Pascoli fece sue molte idee del decadentismo europeo: soprattutto accetto la tesi nella sfiducia sulla scienza, la quale non è capace, secondo il poeta, di rivelare e svelare il mistero della vita e dell’’universo e non capace di vincere la morte. Nello scritto “L’era nuova” del 1899 Pascoli ha accusato la scienza di aver fallito perché non è riuscita a dare la felicità agli uomini e perché non è riuscita a vincere la morte: “La scienza ha fallito! La morte doveva cancellare. Il morire doveva essere tolto dalla scienza; ed ella non l’ha tolto. A morte dunque la scienza. Noi torniamo alla fede che (è verità, è solo illusione? Ma illusione, a ogni modo, che ci vale per verità) che non solo ha abolito la morte, ma nella morte ha collocato la vita e la felicità indistruttibile! Non solo essa non ha fatto nulla di bene novello al genere umano, ma ha tentato di toglierli il bene che già possedeva… Oh! tu sei fallita, o scienza: ed è bene: ma sii maledetta, che hai rischiato di far fallire anche l’altra! La felicità, tu non l’hai data, e non la potevi dare: ebbene, se non distrutta, hai attenuata, oscurata, amareggiata quella che ci data la fede”. E affidava il compito di dare la felicità e la consolazione ai poeti futuri: “Io dico che l’emanazione poetica, il giorno che l’avrà, è destinata a rendere buono il genere umano. O poeti dell’avvenire, voi dovete riuscire in ciò in cui i poeti del passato hanno fallito. Dovete riuscire voi, poeti, dell’era nuova. E per questo voi dovete prendere l’infula e lo scettro di sacerdoti, che quelli si sono lasciati strappare dalla fronte e dalla mano”. E termina abbracciando la religione: “E sarà dunque una religione, la religione anzi, che scioglierà il nodo che sembra ora insolubile. La religione: non questa o quella in cui il terrore dell’infinito sia o consolato o temperato o annullato, ma la religione prima e ultima, cioè il riconoscimento e la venerazione del nostro destino. XII. Quella sarà la palingenesi; la povera e melanconica palingenesi che sola a questi poveri e melanconici esseri che abitano così piccolo pianeta, il quale è sulla via di tante comete di struggitrici. Avverrà nel secolo che sta per aprirsi? Aspettiamo. Io non oso dire: speriamo”. Sintesi tratta dal libro Pensieri di varie umanità (Biblioteca di Ragusa) da pagina 107 a pagina 123.  Ecco come G. Ferraro elenca i motivi di appartenenza di Pascoli al Decadentismo: “L’inserimento di Pascoli nella cultura decadente si riconnette in primo luogo al rifiuto dei valori della società borghese, fatta sul pragmatismo e sugli interessi economici: ad essa il poeta contrappone il mito della natura e dell’infanzia, intese come luogo ed età incontaminate da questi interessi, in cui l’uomo non è “Homini lupis”, ma è fratello di tutti i suoi simili. Legata a questa posizione etica risulta poi la concezione di una realtà non più riconducibile ad una mera classificazione scientifica, secondo i metodi del Positivismo, ma la cui vera essenza, spirituale e misteriosa, si cela alla ragione, per rivelarsi all’intuizione ed all’immaginazione poetica. Si vede bene come, per questa via, si pervenga agli aspetti più propriamente linguistici ed espressivi della partecipazione del poeta all’area decadente e simbolista. Dall’irrazionalismo epistemologico, dalla concezione della poesia come rivelazione intuitiva e arazionale del mistero delle cose, deriva la ricerca di un linguaggio che, spogliandosi della rigida determinazione semantica di quello prosaico, diviene allusivo, suggestivo, fino a servirsi di un tipo di comunicazione puramente musicale, il cosiddetto fonosimbolismo. È in quest’ambito espressivo che si realizza la poetica del fanciullo – orfano, ma, nel contempo, l’esperienza umana ed artistica del Pascoli diviene paradigma di quella dell’uomo del nuovo secolo, non più sorretto dagli ideali del Romanticismo né dalla fede positivistica nelle certezze scientifiche, ma in preda alla vertigine esistenziale”.

III

Giudizio di Pier Paolo Pasolini sull’importanza dell’opera poetica di Pascoli

Secondo Pasolini le novità introdotte da Pascoli nelle sue opere sono.

  1. Introduzione della lingua parlata nella lingua poetica sotto forma di koinè. Il Pascoli prefigura l’intero organismo stilistico dei crepuscolari e degli epigoni di questi.
  2. Tale immissione della lingua strumentale nella poesia, anziché apportarvi una riduzione al tono dimesso e nostalgico, vi accentua intenzionalmente la violenza espressiva, prelude a certa disperata sordità di Sbarbaro e soprattutto a certe crudezze autobiografiche falsamente ingenue di Saba.
  3. L’immissione della lingua strumentale si arricchisce – ed è questa la più cospicua novità pascoliana – di lessico vernacolare… configurandosi metricamente in una un po’ cascante terza rima d’ambiente paesano e campestre, ci troviamo di fronte allo schema della poesia media dialettale del primo novecento.
  4. Tale ricerca impressionistica (di cui sono esempio le celebri liriche del “Lampo” e del “Tuono”) si riverbera, per intero, implicitamente, nel modo formale di scrivere del poeta Govoni.
  5. Tale ricerca squisita è implicita in alcuni embrioni di invenzione analogica tipica di Ungaretti. Sono termini di tono ungarettiano che risultano prese dall’opera pascoliana Myricae.
  6. Pasolini afferma, inoltre, che tutto il vocabolario della metafisica regionale o terrigena di Montale è stato elaborato da G. Pascoli.
  7. Pasolini afferma, inoltre, che una certa religiosità, tanto sfumante ed imprecisa quanto sfarzosamente evidenziata negli endecasillabi esoterici dei Conviviali, passa agli “Orfici” novecenteschi, in specie a Onofri.
  8. In ultimo, Pasolini sostiene che la poetica del Fanciullino, con la conseguente freschezza nel cogliere i particolari del reale, produce un lirismo, insieme ingenuo, sapiente, immediato e squisito, che prefigura, stilisticamente, tutta l’ala più espressionistica dell’Ermetismo.

Sintesi tratta dall’opera critica: Pier Paolo Pasolini in Passione ed Ideologia – Garzanti – 1997 (Pag. 265 – 268). Anche io, B. C., condivido, in pieno, il giudizio di P.P. Pasolini sulle novità della poetica di G. Pascoli.

Modica 17 luglio 2019                                              Prof. Biagio Carrubba

Rivisto e pubblicato oggi 04 luglio 2023

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